quinto de stampi

Di sicura origine romana è anche il toponimo Quinto, come in genere quelli che contengono numeri; indica un insediamento esistente nelle vicinanze della quinta pietra miliare dal centro della città (ad quintum lapidem) e cioè a 7 km e mezzo dal centro di Milano.
La denominazione de' Stampi pare risalga alla famiglia Stampa, antica proprietaria dei fondi. Un atto notarile infatti (risalente al 1010) dichiara i diritti feudali di Genzone Stampa a Quinto e a fine del 1100 emerge anche il nome di Baldicione Stampa, console del libero Comune di Milano nel 1186, proveniente da Quinto. In periodo rinascimentale si perde la denominazione "de Stampi" per quella di "Quinto sul Lambro" che rimarrà fino al '700. Non sono stati trovati documenti certi sull'origine del borgo e sulla chiesetta di S. Fermo attorno alla quale via via sorsero gli edifici rurali. E' certo invece che il Cardinale Carlo Borromeo abbia pernottato a Quinto nel 1573 durante una delle visite pastorali che fece per redigere il censimento delle "chiese curate", cioè affidate ad un sacerdote; in quel tempo il borgo contava 200 abitanti e dipendeva dalla parrocchia di Ponte Sesto.



Quinto Stampi, chiesa di San Fermo

La proprietà dei fondi era per la quasi totalità degli Enti Ecclesiastici. La maggior parte apparteneva al Monastero Maggiore di Milano (56,2%); l'abbazia di S.Barnaba in Gratosoglio deteneva il 19,7% del totale e il Capitolo di S.Lorenzo il 16,1%. Il modo di conduzione dei terreni era l'affittanza. Interessanti testimonianze sulla gestione delle due principali aziende agricole del comune - Bandeggiata e Quinto - sono offerte dallo studio di L. Faccini “L'agricoltura della bassa lombarda occidentale tra il XVII e il XV/11sec”. L'area edificata era essenzialmente ristretta alla cascina di Quinto, (nella quale risiedevano circa 150 abitanti), alla cascina Bandeggiata e al molino - pila da riso della Follazza.

Si trattava per lo più di abitazioni modeste, fabbricate in legno e qualche volta in pietra, come tante della zona. La chiesetta di S.Fermo, dipendente dal Monastero Maggiore di Milano, era pressappoco delle dimensioni attuali. Il territorio di Quinto era attraversato dal fiume Lambro che si snodava con ampie e tortuose anse. Attorno al fiume una fascia di terreno era lasciata a pascolo che veniva però di frequente sommerso dalle inondazioni e quindi era di scarsa produttività.Dopo la seconda metà dell'Ottocento le proprietà dei fondi sono completamente mutate, essendo subentrati agli Enti religiosi proprietari laici. Carlo Cagnola possedeva i terreni di Quinto e Bandeggiata; il conte di Belgioioso il podere della Follazza, col molino e le case adiacenti; Angelo Bianchi il fondo della Roggia Taverna con gli edifici rurali. Una piccola parte dei terreni tra Quinto e il Lambro fu comprata dalla famiglia Litta dal precedente proprietario, Ponti Francesco (Libro dei possessori - 1871, ASM). Il borgo di Quinto rimane l'insediamento più consistente, con la grande azienda agricola e gli edifici disposti ad elle attorno alla aia centrale.

Quinto Stampi, ivia Europa, anni '60



Bibliografia:
  • Cartografia storica del territorio di Rozzano Le immagini del mutamento dal '700 ad oggi.  C. Capurso, A. Parigi, R. Ronconi.  Comune di Rozzano
  • L'origine, le trasformazioni e l'uso del territorio; un approccio didattico interdisciplinare: il caso di Rozzano, CIEDS, Rozzano, 1987
  • Archivio Parrocchiale di Quinto: Libro dei battesimi dal 1560 ad oggi
  • I segni del paesaggio lombardo, ed. Itinara, 1975