Filature de schappe

Questa pagina propone una serie di testimonianze riguardanti l'attività delle Filature de Schappe di persone che lavorarono a vario titolo presso la sede di Rozzano dell'azienda francese.

La presenza della FIlatures des Schappe a Rozzano ha dato un volto particolare al paese, essendo una delle prime industrie del Hinterland; viene citata con un certo orgoglio dai rozzanesi e riconosciuta, fino a dopo la 2 GM, come “la possibilità” alternativa alla vita di campagna, e dove trovavano posto anche, e anzi soprattutto, le donne. La vita operaia, così come quella contadina, era certo molto dura, ma c’era grande affezione tra operai e padrone: quest’ultimo (il direttore Carlo Chevallard) si interessava ai suoi operai come uomini e donne e non ancora come anelli di una catena produttiva. La filatures de Schappe ha avuto un ruolo determinante per il paese anche in termini edilizi, dal momento che le prima case con acqua ed elettricità di Rozzano erano proprio quelle costruite dalla stessa filatura, che spesso si trasferivano con le famiglie a vivere lì da altri paesi.
 

Interno delle Filature de Schappe, il direttore Carlo Chevallard (primo da sin.), 1920

“Io e mio padre lavoravamo come guardiani delle turbine della corrente elettrica, si faceva a turni, otto ore ciascuno. C’erano due turbine della corrente con l’alternatore che andavano e creavano l’energia elettrica per il funzionamento dello stabilimento, erano il motore dello stabilimento, tanto è vero che, quando non c’era acqua nel naviglio, dovevano acquistare l’acqua dalla Est-Ticino. Arrivava il baco (bozzolo) grezzo dalla Cina, c’erano ancora dentro gli scarafaggi (bachi), poi veniva trattato, li mettevano dentro a delle vasche con trielina e acqua calda, entrava dentro il cascame e usciva seta bianca; poi veniva mandato in Svizzera dove facevano tutta la lavorazione”.

“Qui era tutta campagna, c’era solo una grande industria che produceva seta, dava lavoro a 800 persone, il resto erano tutte risaie: allora c’era molta più acqua che ora. Con la Filatura de Schappe è arrivata proprio la lavorazione della seta che acquistavano dalla Cina e dal Giappone, era il cascame che poi andava alla tessitura in altre zone. Era comunque prettamente agricolo e nell’unica industria ambivano tutti a passare anche dai comuni vicini, perché la vita, gli orari di lavoro e la paga era diversa. Comunque il passaggio all’industria è stato importante e la Filatura è stata la prima a far capire alla gente cosa significasse l’industria e che quindi ci poteva essere un’evoluzione sociale, con una paga migliore e una vita migliore; non c’era una mondina che non avesse le varici e certo non potevano fermarsi per andare dal dottore. Erano tante le mondine, quasi 40 o 50 mondine per ogni cascina, e noi andavamo la sera a fraternizzare –diciamo- e loro ballavano e cantavano i loro cori.”



Filature de Schappe, operai al lavoro, 1920


“Nella filatura c’erano molte donne che lavoravano alla pulizia della seta e del filo, credo che le donne superassero il 50% perché la mondatura era fatta tutta da donne e la pulitura della macchina era compito della donna: ci volevano mani gentili, specie per la mondatura, che toglieva le impurità della seta.”


“Il rapporto con il padrone era di sudditanza, oggi ci sono i diritti, ma c’era anche una grande affezione fra operai e padrone, ed era questo che teneva in piedi tutto, io non ricordo nemmeno un licenziamento. Poi era arrivata anche la mensa, con gli operai trattati meglio si lavorava in un clima migliore.”


“La filatura è dopo il castello, andando verso Pavia, ora è stata in parte ricostruita e restaurata, la parte più malandata è un nido di topi. Un po’ più avanti c’erano la case operaie costruite da una ditta in questa zona, un palazzo era stato costruito prima della guerra e un altro dopo, entrambi con i servizi interni che per allora era eccezionale; c’erano molte famiglie, credo una settantina, con i cortili e un asilo che cominciava dai 4 anni.”

“La Filatura è stata fondamentale, ma dopo la guerra c’è stato un tripudio di nuove attività, era un sostegno per tuta la zona e non solo per Rozzano. Il lavoro cominciava alle 6;00 e c’era la sirena che dava i tempi: alle 8;30 c’era un caffè per tutti, alle 12;00 c’erano gli operai con il pane fresco sotto il braccio. Si lavorava fino alle 18;00, ma il tempo non faceva paura: erano tempi eroici, gente votata al sacrificio.”

I dirigenti delle Filature in posa sulla ciminiera, 1920


Le case per gli operai costruite da Filature de Schappe alla fine degli anni '20

Intervista a Vittorio Chevallard, ex direttore della Filature de Schappe

La Filatura de Schappe, di cui lei è stato direttore fino al 1953, rappresentava per Rozzano l’esempio più antico di insediamento industriale in una zona storicamente dedicata all’agricoltura. Ripercorriamo la vicenda dello stabilimento per comprendere meglio il ruolo che ha rivestito nello sviluppo di questa città.
Il 4 febbraio 1865 uno dei mulini ad acqua sul Naviglio Pavese venne venduto alla filatura inglese Gaddum, che voleva sfruttare il salto d’acqua e la turbina preesistente per la filatura di cascami e seta.

Da dove provenivano i primi operai?
In massima parte da Rozzano; molti da Zibido San Giacomo e Lacchiarella. Nel 1886 alla Gaddum di Manchester si sostituì la Filature de Schappe di Lione, che mantenne la proprietà dello stabilimento fino al 1953, anno in cui la abbandonò: il momento di crisi indusse la proprietà a sacrificare uno stabilimento italiano piuttosto che uno francese. La fabbrica godeva di un diritto d’acqua perenne per lo sfruttamento della forza motrice data da questo salto del Naviglio. Nei primi anni del ‘900 gli operai lavoravano dalle 6 del mattino alle 6 di sera, con un breve intervallo. La ditta offriva alle 8 del mattino un bicchiere di vino agli uomini e una tazza di caffè alle donne. Alcuni per venire a lavorare facevano anche 20km a piedi ogni giorno.

Perché una manifattura di cascami e seta proprio a Rozzano?
In effetti non c’è una ragione logica: la materia prima doveva essere importata, non esistevano altri precedenti analoghi nel Sud Milano. Il motivo sta tutto nella convenienza offerta dal salto d’acqua del quale si poteva sfruttare gratuitamente la forza motrice nonché l’abbondanza di acqua per i lavaggi. E poiché la filatura era stata invitata ad allontanarsi da Milano per motivi di ordine igienico, i proprietari pensarono di installarsi lungo il Naviglio, lungo il quale, e sempre in corrispondenza di salti, si sarebbero collocate altre attività industriali