Vita contadina - testimonianze

Di seguito sono riportate alcune testimonianze raccolte nel libro “Memorie storiche e culture locali: Rozzano” che descrivono il paesaggio rurale e l'attività agricola nel corso del ‘900 .



“Rozzano era un paese agricolo per eccellenza, negli anni’20 c’erano circa 2100 abitanti in tutto il comune, comprese diverse cascine; c’era Cassino che era già un gruppetto di case sulla statale, la cascina dei Visconti di Modrone, una a Ferrabue, a Ponte Sesto, a Persichetto, dove c’è adesso l’Humanitas, a Torrigio e a Quinto Stampi. Ognuna era un microcosmo a sé, faceva da sé perché ognuna aveva il fabbro, il falegname per riparare i carri e gli strumenti agricoli; c’era il famiglio che curava le vacche e le stalle, il camparo che era l’addetto alle acque dei campi; il campagnùn che aveva il fucile e controllava la campagna all’interno e proteggeva dai furti possibili, allora c’erano solo furti di biciclette, ma anche questi venivano battuti senza denuncia ai carabinieri.”

Stalle della Cascina Zanoletti prima della ristrutturazione


Rozzano, contadini al lavoro nei campi, anni '20

E ancora: “Il paesaggio era tipico della bassa milanese, molto frumento, prati, tantissime marcite, riso soprattutto e pochissimo granoturco, c’era una rete idrica notevole per l’irrigazione. Tuttavia con l’espandersi della città, hanno cominciato ad inquinare le acque; mentre prima si cercava l’acqua nuova dal Lambro per esempio, dopo c’è stato il problema contrario, ossia si cercava di deviare quelle acque inquinate che non facevano comodo, provenienti per esempio dall’alto milanese, dove scaricavano le industrie”.

I terreni erano prevalentemente agricoli: c’erano stalle, marcite, risaie. I cittadini erano impiegati in agricoltura, molti nelle industrie locali e gli altri a Milano.” Tale è lo spaccato Rozzanese fornito con le parole di Foglia al principiare del suo mandato nel 1960.
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Altre testimonianze dimostrano invece come era la vita quotidiana a quel tempo, questo racconto descrive lo svolgimento dell’attività di lavaggio dei panni sporchi: “Per lavare si andava al fosso, passava un fosso vicino ai palazzi e la Societé Anonyme aveva fatto fare una lavanderia coperta con lavandini, tavoli in cemento; si lavava che era una meraviglia! Prima che ci fosse la lavanderia, le donne andavano al fosso e portavano l’asse e si inginocchiavano. Poi si metteva tutto al sole, si insaponava e poi con il secchio si attraversava la strada e si andava sul rivone a stendere tutto, poi quando era asciutto si andava ad innaffiarla e quando i panni erano asciugati definitivamente erano bianchissimi e profumati”.


Cascina Gambarone

Per quanto riguarda l’architettura rurale, le abitazioni contadine, che costituivano un componente fondamentale del paesaggio agrario al di fuori del borgo rurale, erano le cascine che insieme alle bigattiere, casere e filatoi ne costituivano i tipici esempi.
Tuttavia, come raccontano altre testimonianze locali, “le cascine hanno resistito poco: l’acqua era inquinata, non si trovava più il mangiare degli animali e dopo sono quasi completamente sparite le cascine vere”.
“Qui c’erano quasi 15 cascine, ma non erano vere e proprie “cascine lombarde” per come erano costruite dal punto di vista degli edifici; mancava, per essere definite tali, la pianta quadrangolare con l’aia al centro, qui invece le cascine erano un po’ disordinate con aggiunte varie all’edificio e le aggiunte erano solo funzionali alle esigenze che si sono verificate negli anni. Rozzano aveva cascine che esistevano già da prima del 1300: erano state costruite nell’anno 1000, 1100 dai frati Umiliati che avevano bonificato e livellato la zona per la coltivazione e non avevano subìto in seguito sostanziali variazioni architettoniche”


Edificio rurale del complesso del castello di Cassino Scanasio

“Sono arrivata a Rozzano nel’40, avevo 17 anni, non c’era nulla; c’era la nostra azienda di 3500 pertiche. Nel’40 mio suocero, Giuseppe Ronchi del 1874, chiese al Marchese Zanoletti se poteva mettere in una cascina, al di là del Naviglio, le bestie da latte perché già allora iniziava ad esserci traffico e si doveva attraversare la strada statale con tutto il bestiame per portarlo a pascolare nella parte di proprietà oltre il canale. Così al posto della stalla si costruì nel ’40 una cascina intera, Sant’ Alberto, allora io e mio marito ci trasferimmo lì a vivere.“


Mondine al lavoro a Rozzano
 

Bibliografia: